Durante le lezioni di BMX & MTB, indipendentemente dal livello del rider o futuro rider che ho di fronte, insisto molto sulla corretta posizione del piede sul pedale. Analizzando più nel dettaglio le discipline nelle quali lavoro maggiormente con la mia attività di coaching quali BMX, Mtb Enduro e Downhill, possiamo notare che la gran parte del gesto, se non tutto avviene “in piedi sui pedali”. I piedi sui pedali daranno il via alla relazione tra voi, la vostra bicicletta e il sentiero o pista sulla quale vi cimenterete.
Questo pensiero non è indirizzato solo agli utilizzatori di pedali flat ma anche agli amanti dei clipless e ne parlerò in seguito.
In una disciplina come la BMX, in età giovanile, si utilizzano i pedali flat, mentre entrando nelle categorie agonistiche si è autorizzati ad utilizzare i clipless, i quali forniscono un bel aiuto in certe fasi fondamentali del giro di pista.Il flat saranno però i pedali con i quali imparerete a gestire i movimenti del vostro corpo sulla bici e la tecnica, anche se vi avvicinerete al mondo della bici ad età avanzata e in maniera amatoriale.
Scelta della piattaforma dei pedali FLAT:
- nella BMX, standard, in modo da mantenere la concentrazione alta su la corretta posizione del piede sul pedale.
- Nella MTB, larga, fornirà alcuni vantaggi quali stabilità, maggior superficie di spinta e facile ricollocamento del piedi in caso di spostamento della scarpa durante il gesto.

Il corretto posizionamento dei piedi sui pedali vi farà rimanere sempre attivi sulla vostra bicicletta, cosa non così scontata.
Attivi = prontezza in ogni situazione. Durante il gesto la mobilità della caviglia è fondamentale tanto quanto la corretta posizione del piede sul pedale.
Il vostro corpo svolgerà la funzione di molla e la caviglia, pari pari, seguirà gli ostacoli e asperità del terreno, rimanendo sempre attiva. Dandovi la sensazione di essere voi a portare la bicicletta dove volete e non lei a portare voi. La consapevolezza di essere ben impostati sulla bicicletta vi farà acquisire gradualmente sicurezza e feeling del vostro mezzo, incentivandovi a provare anche qualche passaggio che fino a prima risultava molto complesso.
All’opposto, una caviglia passiva subirà le asperità del terreno (soprattutto in Mtb) scomponendovi, deconcentrandovi, facendovi compiere banali errori, i quali a lungo andare distoglieranno la vostra attenzione dalla bellezza di ciò che state praticando, accusando anche stanchezza, data dal grosso dispendio energetico richiesto per “soccombere” a questa situazione “out of control”. Questa fase di “passività” della caviglia la si può osservare molto in chi pratica XC disciplina nelle quali fino a poco tempo fa non si valorizzava il lavoro tecnico ma si puntava più sulle componenti fisiche. Il tutto sempre analizzando il settore giovanile ed amatoriale. Spesso, infatti, una volta agganciati i piedi sui pedali Clipless si tende a non pensare più a loro e il loro movimento, focalizzandosi solamente sul percorrere quella determinata salita nel minor tempo possibile. Però sopratutto ora che i percorsi da XC sono diventati molto tecnici, sarebbe importante prestare attenzione a quanto espresso sopra.
La caviglia, unita a tutto il vostro corpo, può svolgere la funzione di extra ammortizzatore, aiutandovi, sopratutto in caso di bici con ridotta escursione, a mantenere dove necessario le ruote incollate al terreno, consapevoli di ciò che state facendo e non trasportati dalla vostra bici.
Se amate correre clipless, ma vi sentite instabili, potrete pensare di allargare la piattaforma del pedale o prendere una scarpa da gravity con una piattaforma più larga.Se cercate rigidità ma pur sempre stabilità, potrete valutare la combi: scarpa classica da XC unita a dei pedali clipless a piattaforma larga. Questo anche in caso di situazioni al limite dove sarete chiamati a sganciare e riagganciare rapidamente, vi faciliterà. Analizzando la posizione della tacchetta, invece il tutto è molto personale.
Non fare il classico errore di lasciare la tacchetta in quella posizione perché è sempre stata lì. Non vuol dire che sia la scelta ottimale.
Innumerevoli sono le soluzioni adottabili, partendo sempre da un’impostazione “scientifica”, potremo spostarla avanti o indietro in base a ciò che si vuole valorizzare maggiormente nel rider, basandoci anche sulle sue caratteristiche. Se si ha delle carenze di mobilità o si ha subito forti traumi agli arti inferiori o a livello del bacino, si può anche andare a posizionare le tacchette in maniera assimetrica di qualche millimetro, evitando così di vincolare i vostri piedi in una posizione poco naturale. Molti atleti di alto livello adottano questa soluzione.
Personalizzazione e unicità sono le parole chiave.
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